FEDERICO BAROCCI
L'INCANTO DEL COLORE. UNA LEZIONE PER DUE SECOLI
In mostra a Siena dall' 11 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010

Siena: la mostra su Federico Barocci

    Che sorpresa per il pubblico e che splendidi colori: una mostra sul pittore di Urbino in una città che non ti aspetti.
    Eppure, è a Siena la selezione di 134 opere che raccontano due secoli di storia dell'arte italiana ed europea attraverso il lavoro di Federico Barocci. Del resto, Siena è un centro culturale, ha uno dei più grandi spazi museali europei (il quattrocentesco 'spedale' di Santa Maria della Scala) ed una scuola senese che annovera anche discepoli del Barocci.
    La mostra riunisce 34 opere dell'artista, tra dipinti, disegni e incisioni, provenienti da musei di Londra, Parigi, Vienna, e dai musei italiani di Urbino, Perugia, Roma, Firenze, Milano, Bologna, Genova, Napoli e di altri importanti centri come Senigallia, Assisi, Mantova.
    E' un'occasione unica per ammirare da vicino alcuni dipinti di stupefacente bellezza restaurati per l'occasione, primo fra tutti la 'Deposizione dalla Croce' proveniente dal Duomo di Perugia: una riscoperta che "vale il viaggio", perché il restauro ha ridato l'"incomparabile luminosità" e lo si può vedere come Federico l'ha fatto.
    Il resto della rassegna offre un percorso attraverso l'arte italiana ed europea dal Cinquecento al Settecento, radunando quegli artisti che hanno trovato in Federico Barocci una fonte di ispirazione, alcuni con fedele adesione, altri con maggiore autonomia: da Rubens a Van Dyck, dai Carracci a Guido Reni, da Bernardo Strozzi a Pietro da Cortona, fino a Rosalba Carriera e Jean-Honoré Fragonard.
    Una speciale sezione è dedicata alla scuola senese, in particolare a Francesco Vanni, che non poco ha contribuito alla divulgazione del linguaggio barocco.

L'incanto del colore

    La chiave di lettura del successo di Federico Barocci è l'armonico accordo tra i colori e una eccezionale dolcezza del disegno.Una nuova concezione dello spazio, organizzato come un testo musicale sugli accordi dei timbri cromatici e sulla trama delle espressioni sentimentali. Un naturalismo caldo e comunicativo, capace di interpretare l'evento sacro in una chiave di quotidianità. La sperimentazione delle più varie tecniche pittoriche, grafiche e incisorie.
    Questi aspetti, grazie anche ad una intensa circolazione nei maggiori canali del collezionismo d'arte internazionale, faranno della pittura di Federico Barocci un punto di riferimento fondamentale per molti artisti del Seicento, anche assai diversi e lontani tra loro, e un oggetto di studio e di ispirazione ancora attuale nel Settecento.

Una lezione per due secoli

    L'importanza che l'arte di Federico Barocci ha assunto nello sviluppo della civiltà artistica italiana ed europea dal Cinquecento al Settecento è un dato che la critica ha da tempo acquisito: in quell'epoca, la sua notorietà in Italia, Spagna, Boemia, Baviera e nelle Fiandre non era inferiore a quella di Raffaello e Michelangelo, di Tiziano e Correggio.
    Tuttavia, il Barocci non gode ancora del dovuto riconoscimento. La mostra a Siena vuole appunto testimoniare l'importanza che l'arte di Federico Barocci ha assunto nello sviluppo della civiltà artistica italiana ed europea in un arco di tempo che va dal Cinquecento fino al Settecento.
    Sono molte, infatti, le aree dell'Italia che, in questo periodo, hanno subito l'influenza del maestro urbinate, grazie alle opere inviate a Roma, Perugia, Loreto, Arezzo, Genova, Madrid, Praga e alla diffusione delle stampe di sua mano o di altri importanti incisori, e tramite la circolazione collezionistica dei suoi disegni. Barocci è un vero caposcuola, che raggiunse una grande notorietà nonostante l'isolamento esistenziale.

Semplicità e dolcezza

    Pittore religioso per eccellenza, Federico Barocci è l'interprete della semplicità, richiesta da ordini religiosi come Francescani, Cappuccini e Oratoriani. Infatti, Barocci non esalta i fasti della Chiesa, ma compone le scene sacre come se fossero quotidiane e naturali, creando un legame affettivo ed emozionale fra lo spettatore e l'evento rappresentato, e suscitando una commozione tale che diventa devozione.
    In questo modo esalta il sentimento collettivo della Chiesa cattolica, contrapponendolo all'individualismo dei protestanti: siamo infatti nel periodo della Controriforma, che il Barocci interpretò perfettamente. L'opera del Barocci è infatti in linea con lo spirito cristiano e caritatevole che caratterizza questa epoca, ed aderisce alle regole sull'arte sacra stabilite dal Concilio di Trento.
    Dal punto di vista stilistico, Federico Barocci realizza opere di straordinaria comunicatività, grazie all'accurata resa prospettica, alla sapiente composizione, alle studiate sequenze cromatiche, alla raffinata scelta di gesti e fisionomie, al forte dinamismo. E' quindi un caposcuola di calibro europeo, ed i suoi allievi hanno contrito a diffondere l'insegnamento nelle varie regioni d'Italia.

L'uomo Federico Barocci

    Federico Barocci da Urbino e di Urbino. Dopo una breve permanenza a Parma e poi a Roma, interruppe la realizzazione degli affreschi nei Gardini Vaticani commissionati da Pio IV (tecnica che mai ripeterà) e ritornò nella sua Urbino, che non abbandonerà più fino alla morte.
    E' un giallo questo suo ritorno nella città natale: non sappiamo se sono veri i timori di essere stato avvelenato (da colleghi invidiosi), né se siano scoppiati quei guai fisici e psicologici che lo tormenteranno per tutta la vita, costringendolo a lunghi periodi di inattività e rallentando la sua lentezza naturale, insopportabile per i committenti. Guai contraddetti dalla straordinaria mole di dipinti e disegni, e dai 77 anni di vita: una durata eccezionale per l'epoca.
    E' certo che rifiutò di lavorare nel Palazzo Ducale, preferendo una bottega nel centro di Urbino, nella via che ancora porta il suo nome, e dalla quale vedeva il castello, spesso inserito nelle sue opere come una seconda firma. E' anche appurato che aveva un metodo di lavoro allucinante: girava per le strade di Urbino e appena vedeva un particolare di un volto che gli interessava invitava il soggetto nel suo studio e cominciava a programmare l'opera in ogni dettaglio.
    E' pure risaputo che occorrevano molti anni per avere un suo dipinto, cosa che infastidiva i committenti, che poi rimanevano estasiati dalle sue creazioni, studiate nei minimi particolari, ma che sembravano essere uscite di getto.

Le invenzioni di Federico Barocci

    Federico Barocci raggiunse un elevato livello inventivo: le sue precarie condizioni salute lo costringevano a lavorare per brevi periodi, per cui escogitò una serie elaborata di passaggi che assicuravano la velocità ed il successo dell'esecuzione.
    Questo è stupefacente anche alla luce dell'isolamento in cui si volle rifugiare: ed è proprio nella sua solitaria esistenza che Federico Barocci dà vita alle sue intense opere, caratterizzate da un ricco linguaggio figurativo influenzato da un profondo senso di spiritualità.
    In certe opere sembra che abbia visto le illustrazioni colorate a gesso o a pastello di Correggio, ma sappiamo che gli studi a pastelli del Barocci sono i primi esempi di questa tecnica. Negli schizzi ad olio, un'altra tecnica in cui fu pioniere, le sfumature morbide ed opalescenti di Barocci possono essere confrontate solo con quelle di Leonardo da Vinci.
    Barocci fece innumerevoli abbozzi: studi gestuali, di composizione, figurali (usando i modelli), studi per l'illuminazione (usando modelli d'argilla), studi della prospettiva, del colore, studi della natura: sono giunte fino a noi oltre 2.000 illustrazioni, più di qualunque altro artista di quel periodo.

Le opere in mostra a Siena

    L'opera di spicco, che apre la mostra su Federico Barocci, è la già citata "Deposizione dalla croce", proveniente dalla Cattedrale di San Lorenzo a Perugia, che torna al suo splendore dopo i danni del terremoto: il colpo di genio di Barocci è nella scena in primo piano, dove una delle Pie Donne ha le braccia perfettamente parallele, come se le lanciasse per sorreggere Maria svenuta.
    A seguire l'enorme pala del "Perdono di Assisi" della chiesa di San Francesco a Urbino, anche questa appena restaurata, dove la testa di Francesco è un disegno su carta incollato: evidentemente Barocci era tanto soddisfatto da quella prova che non ha trovato di meglio che usarla come era.
    Stupendo il "Il riposo durante la fuga in Egitto" della Pinacoteca Vaticana, un dipinto che comunica una tranquilla intimità familiare con quell'incrociarsi di sguardi e di gesti: Giuseppe porge al Bambino un ramo pieno di ciliegie, mentre la Madonna raccoglie dell'acqua in una bacinella.
    "La Sepoltura di Cristo", di una chiesa di Senigallia, evidenzia come Barocci è anche capace di particolari realistici, come il sangue sui tre chiodi della Crocifissione e sulle spine della corona.
    Importante anche la "Madonna delle nuvole" localmente detta Madonna della nebbia, realizzata con la tecnica dell'acquaforte e bulino, proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
    Ne "L'ultima cena" della cattedrale di Urbino, ci sono raffinatezze "fiamminghe", perché le trasparenze della coppa di vetro di Gesù e di uno degli apostoli, modificano i colori sottostanti.
   "La visitazione della Vergine a Santa Elisabetta" è legata a San Filippo Neri, fondatore delle Congregazioni degli Oratoriani, il quale, secondo la leggenda, pregava e meditava proprio di fronte a questo dipinto (chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma).
    Il "Il lamento su Cristo morto", monumentale opera della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio a Bologna, è una delle ultime opere, come testimonia lo stato incompiuto: ordinato per il Duomo di Milano, il primo pagamento è del 1600, ma la vicenda si è trascinata ben oltre la morte di Federico, perché gli eredi lo hanno trattenuto per 17 anni.
    L'unica opera non sacra del Barocci è la "Fuga di Enea da Troia": è la seconda versione dell'unico dipinto a scena profana realizzato da Federico (Roma, Galleria Borghese).
   Nel cortile coperto del museo avviene uno dei confronti tra Barocci ed il senese Vanni, sul tema dell' "Annunciazione": la scena è quasi la stessa, e Maria appare come doveva essere, una ragazzina di 15-16 anni, l'età delle vergini nella società ebraica.
    Federico Barocci eseguì anche ritratti, tra cui quello splendido del giovane Francesco Maria II Della Rovere, signore di Urbino, appena tornato vittorioso dalla battaglia di Lepanto, che avrebbe ispirato Tiziano.

    Opere di altri artisti in mostra a Siena.
    Tra i pittori influenzati da Barocci troviamo importanti artisti che hanno inciso nella storia dell'arte mondiale. Anton van Dyck, colaboratore di Rubens, è uno dei massimi ritrattisti della sua epoca, con una pittura caratterizzata da una ricchezza cromatica abbinata al rigoroso realismo fiammingo, e sostenuta da un profondo studio psicologico dei personaggi (in mostra il "Compianto su Cristo morto").
    Il genovese Bernardo Strozzi, frate cappuccino, si esprime con un cromatismo ricco e acceso, abbinato a una profonda attenzione all'elemento naturale (in mostra il "Compianto su Cristo morto" e "Santa Cecilia detta la violinista").
    Uno dei più grandi maestri del barocco è Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona, famoso per le pitture spettacolari come "Il trionfo della Divina Provvidenza" a Palazzo Barberini a Roma, affresco sul soffitto che simula il cielo aperto, in cui le figure vengono inquadrate in audaci scorci mentre l'insieme è animato da un moto vorticoso (in mostra con "Figura femminile" e "Santa Dafrosa").
    Altro gigante del barocco è il fiammingo Peter Paul Rubens, che abbina realismo moderno e armonia classica, in composizioni ricche di moto, sensualità ed allegria (presente col "Ritratto di giovane donna che guarda in basso", "Studi per la morte di Didone", "Armigero", "Copia dal martirio", "Copia dalla fuga di Enea da Troia", "San Francesco in preghiera" e "Lamentazione").
    Guido Reni propone invece il proprio ideale assoluto di bellezza in una ricerca continua di classica armonia e perfezione (in mostra "Sacra famiglia con la Maddalena", "San Francesco consolato da un angelo musicante" e lo "Stendardo della Confraternita delle Sacre Stimmate").
Icona documento di testoElenco di tutte le opere
Icona documento di testoElenco delle opere restaurate

Informazioni turistiche

LUOGO
   Complesso Museale Santa Maria della Scala
   (Piazza del Duomo)

ORARIO
   Tutti i giorni, compreso festivi.
   Ingresso ore 10.30 - 17.30
   (visita fino alle 18.30)

COSTO INGRESSO
   8 €: intero
   6 €: ridotto (under 18 e over 65)
   4 €: convenzioni
   2 €: studenti
   0 €: under 6, disabili, accompagnatori e
          funzionari Ministero Pubblica Istruzione

RECAPITI MUSEO
   tel. 0577 / 224811 - 224835
   fax. 0577 / 224829
   infoscala@sms.comune.siena.it
   www.santamariadellascala.com

PROMOTORI
   Comune di Siena
   Università per Stranieri di Siena
   Soprintendenza provincie Siena e Grosseto
   Soprintendenza delle Marche
   Fondazione Monte dei Paschi di Siena

MOSTRA E CATALOGO A CURA DI
   Sandra Giannotti e Claudio Pizzorusso

ORGANIZZAZIONE
   Vernice Progetti Culturali


Ritratto a Francesco II della Rovere, di Federico Barocci
La mostra senese su Federico Barocci si chiude con il Ritratto di Francesco II della Rovere, appena tornato vittorioso dalla storica battaglia di Lepanto.